Nel 2013 la Fondazione GIMBE ha lanciato la campagna “Salviamo il Nostro Servizio Sanitario Nazionale” (SSN) per sensibilizzare decisori politici, manager, professionisti sanitari e cittadini sulla necessità di rimettere la sanità pubblica al centro del dibattito pubblico e dell’agenda politica. Prevedendo che la perdita del SSN non sarebbe stata annunciata dal fragore di una valanga, ma si sarebbe concretizzata come il silenzioso e inesorabile scivolamento di un ghiacciaio attraverso decenni.
Dopo 11 anni, per l’imponente definanziamento pubblico del decennio 2010-2019, lo shock della pandemia e l’assenza di visione sul futuro della sanità pubblica, dati, narrative e sondaggi sulla popolazione dimostrano che il Servizio Sanitario Nazionale, istituito per tutelare un diritto costituzionale, si sta disgregando in 21 Sistemi Sanitari Regionali basati sulle regole del libero mercato, con l’autonomia differenziata che legittimerà normativamente le diseguaglianze regionali.
Oggi infatti universalità, uguaglianza ed equità – i princìpi fondamentali del SSN – sono stati traditi, con inevitabili conseguenze sanitarie, economiche e sociali che condizionano la vita quotidiana delle persone, in particolare quelle meno abbienti e più fragili: interminabili tempi di attesa, affollamento dei pronto soccorso, impossibilità a iscriversi ad un medico o un pediatra di famiglia vicino casa, inaccettabili diseguaglianze regionali e locali, migrazione sanitaria, aumento della spesa privata e impoverimento delle famiglie sino alla rinuncia alle cure.
Il 7° Rapporto GIMBE sul SSN analizza le grandi criticità di sistema: finanziamento pubblico, spesa sanitaria, livelli essenziali di assistenza, governance Stato-Regioni e autonomia differenziata, personale sanitario, sprechi e inefficienze, attuazione del PNRR. Aggiorna inoltre il Piano di Rilancio del SSN mettendo nero su bianco le azioni indispensabili per potenziarlo con un finanziamento adeguato, riforme coraggiose e una radicale e moderna riorganizzazione.
Ancor di più, il Rapporto ribadisce l’inderogabile necessità di chiare scelte politiche per risolvere la grave crisi di sostenibilità della sanità pubblica che sta erodendo il diritto costituzionale alla tutela della salute, ormai sempre più un privilegio di pochi. Scelte che impongono una chiara visione sul modello di sanità da lasciare in eredità alle future generazioni, che condizionerà sia l’entità delle risorse pubbliche da investire per la salute e il benessere delle persone, sia le coraggiose riforme da attuare per condurre il SSN nella direzione voluta.
Ma tutto questo richiede ancor prima un patto politico e sociale che, prescindendo da ideologie partitiche e avvicendamenti di Governi, riconosca nel SSN un pilastro della nostra democrazia, uno strumento di coesione sociale e un motore per lo sviluppo economico del Paese. All’interno di questo patto bisogna rendere da un lato i cittadini consapevoli del valore del SSN e dell’uso responsabile della sanità pubblica, dall’altro tutti gli stakeholder della sanità disponibili a rinunciare ai privilegi di categoria per salvare il bene comune.