La mobilità sanitaria interregionale nel 2017

Il report dell’Osservatorio GIMBE fa luce sulla mobilità sanitaria, un fenomeno con enormi implicazioni etiche, sociali ed economiche che coinvolge ogni anno quasi un milione di pazienti. I cittadini possono infatti esercitare il diritto di essere assistiti in strutture sanitarie di Regioni differenti da quella di residenza, alimentando il fenomeno della mobilità sanitaria interregionale. Un'etichetta che comprende la mobilità attiva, che identifica l’indice di attrattività di una Regione e rappresenta una voce di credito, e la mobilità passiva, che esprime invece l’indice di fuga da una Regione ed è una voce di debito.

Il report analizza crediti, debiti e saldi delle regioni, documentando che il fiume di denaro pari a € 4,63 miliardi scorre prevalentemente da sud a nord: le Regioni con maggiori capacità attrattive sono Lombardia (25,2%) ed Emilia Romagna (13,3%), che insieme ricevono oltre 1/3 della mobilità attiva, mentre le Regioni con maggiore indice di fuga dei propri residenti sono Lazio (13,9%) e Campania (10,1%) che insieme contribuiscono a quasi il 25% della mobilità passiva. Il report propone un nuovo indicatore, il “saldo pro-capite di mobilità sanitaria”, che permette di analizzare e interpretare i saldi in relazione alla popolazione residente, determinando una ricomposizione della classifica, da cui emergono due dati molto rilevanti: il Molise sale sul podio insieme a Lombardia ed Emilia Romagna, mentre peggiora ulteriormente la posizione della Calabria, dove ciascun cittadino residente ha un saldo pro-capite negativo di 163 euro, superiore alla somma del saldo pro-capite positivo di Lombardia ed Emilia Romagna.

Considerata la complessità del fenomeno della mobilità sanitaria, con i dati attualmente disponibili è tuttavia impossibile effettuare analisi più dettagliate. Ecco perché con questo report la Fondazione GIMBE chiede ufficialmente al Ministero della Salute di rendere pubblicamente disponibili tutti i dati sulla mobilità sanitaria trasmessi dalle Regioni: questo permetterebbe di analizzare, per ciascuna Regione, la distribuzione delle tipologie di prestazioni erogate in mobilità, la differente capacità di attrazione di strutture pubbliche e private accreditate e la Regione di residenza dei cittadini che scelgono di curarsi lontano da casa, per identificare quali dinamiche regolano le varie tipologie di mobilità regionale, di cui alcune sono “fisiologiche” ed altre francamente “patologiche”.

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