Il “Contratto per il Governo del cambiamento” sottoscritto da Lega e Movimento 5 Stelle dichiara esplicitamente la volontà di tutelare il servizio sanitario nazionale, escludendo ogni forma di privatizzazione. L’Osservatorio GIMBE ha condotto un'analisi integrale del Contratto per il Governo del cambiamento per verificare la coerenza delle proposte relative a sanità e ricerca biomedica con i 12 punti del “piano di salvataggio” del SSN elaborato dalla Fondazione GIMBE e validato tramite consultazione pubblica. L’analisi dimostra che il Contratto, pur con buone intenzioni, non getta solide basi per mettere in sicurezza la più grande conquista sociale dei cittadini italiani, già ereditata in “condizioni di salute” non ottimali.
Rispetto alle quattro macro-determinanti della crisi di sostenibilità del SSN identificate da GIMBE (definanziamento, “paniere Lea” troppo ampio, sprechi e inefficienze, espansione della sanità integrativa), il Contratto contiene infatti un programma molto dettagliato e potenzialmente efficace per ridurre sprechi e inefficienze, ma non annuncia esplicitamente un aumento nominale del Fondo sanitario nazionale, né un'inversione di tendenza del rapporto spesa sanitaria/PIL; non prevede alcuna ridefinizione del perimetro dei LEA, oggi sproporzionati rispetto al finanziamento pubblico ed esigibili su tutto sul territorio nazionale solo sulla carta; non fa alcun cenno all'inderogabile riordino legislativo della sanità integrativa che oggi, con le seducenti promesse del “secondo pilastro”, favorisce derive consumistiche e di privatizzazione.
Inoltre, il Contratto per il Governo del cambiamento non definisce mai l'entità delle risorse necessarie per finanziarle e dà via libera al regionalismo differenziato che rappresenta una ulteriore minaccia all'universalismo del SSN, visto che le autonomie previste in sanità non potranno che amplificare le diseguaglianze regionali.
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